Copertina Città fantasma

Città fantasma (Gui difang 鬼地方) è un romanzo dello scrittore taiwanese Kevin Chen (Chen Sihong 陳思宏) pubblicato da e/o.

Traduzione di Silvia Pozzi. 

Sulla traduzione

Il carattere gui 鬼 (fantasma, spirito) fa parte della grande famiglia dei concetti intraducibili. Come dice lo stesso Kevin Chen in un’intervista a Marco Del Corona pubblicata su La Lettura del Corriere della sera del 16 febbraio 2025 (p. 27): “Ho voluto giocare con la parola gui, che in cinese è un termine molto ambiguo perché non lo usiamo solo per intendere i fantasmi e gli spiriti. Può indicare qualcosa di negativo. Se un posto non mi piace, se lo odio, posso dire che sia ‘fantasma’ anche se non ci sono i fantasmi. Gui è una parola quasi intraducibile”.

Nel libro ricorre come una sinistra evocazione ben 234 volte: nel titolo (lett. posto maledetto, posto sperduto), per parlare della Festa degli Spiriti o dei fantasmi che popolano campagne, fossi, latrine, acque e boschi o, ancora, i fantasmi della famiglia Chen. Ma anche in espressioni idiomatiche, come per esempio il “fantasma frignone” (ai ku gui 愛哭鬼, lett. fantasma che ama piangere) che compare nella postfazione e che tradotto così suonerebbe particolarmente straniante in italiano. Certo meglio renderlo semplicemente con la parola “frignone”, anche se così va perso l’ennesimo riferimento ai fantasmi presente nel romanzo. In cinese esistono vari termini derogatori che utilizzano il carattere gui come suffisso nominale, come ubriacone (jiugui 酒鬼, lett. fantasma dell’alcol), donnaiolo (segui 色鬼, lett. fantasma del sesso), codardo (danxiao gui 胆小鬼, lett. fantasma dal fegato piccolo), fannullone (langui 懒鬼, lett. fantasma pigro), tirchio (linse gui 吝啬鬼, lett. fantasma avaro) ecc. In Città fantasma compare anche l’espressione guihua 鬼話, che letteralmente significa “parole di fantasmi”, ma per intendere “cose assurde”, e che io ho tradotto “cose dell’altro mondo”.

Informazioni sul romanzo e sull’autore sono disponibili sulla pagina dell’editore.